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Economia e lavoro | 14 gennaio 2024, 12:14

I consumi dei piemontesi prendono slancio sul cuneo fiscale, Confesercenti: "Spenderanno 872 milioni in più nel 2024"

La stima dell'associazione dei commercianti è legata sia a una maggiore disponibilità di reddito, sia alla rimodulazione delle aliquote Irpef: la pressione fiscale scenderà di mezzo punto

donna di spalle con sacchetti da shopping

Secondo Confesercenti, in Piemonte nel 2024 i consumi aumenteranno grazie a una minore pressione fiscale

Il cuneo fiscale come una rampa di lancio per far salire in alto i consumi dei piemontesi. Secondo le stime di Confesercenti (anche grazie alla rimodulazione delle aliquote Irpef) nel corso del 2024 in regione saranno spesi 872 milioni in più, oltre la metà dei quali (448 milioni) grazie proprio ai due provvedimenti che faranno scendere la pressione fiscale di mezzo punto, dal 42,2% al 41,7%.

Resta la cautela

Dunque, per le famiglie, più margine di spesa e un incremento dei consumi di circa l'1%. “Si tratta – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Piemontedi un dato positivo, ma certo questi numeri non sono ancora sufficienti a farci uscire dalle difficoltà degli ultimi anni. Non dimentichiamo chepur in rallentamento – l’inflazione lascia alle famiglie una pesante eredità su prezzi e tariffe costringendole a spendere di più per acquistare di meno. Inoltre, per mantenere i livelli di spesa, esse hanno risparmiato meno: la propensione al risparmio è scesa al 6,2% del reddito disponibile, la più bassa degli ultimi 35 anni. L’esordio non entusiasmante dei saldi invernali è lì a dimostrare che i consumatori piemontesi rimangono cauti e oculati nelle loro scelte, perché le prospettive restano incerte. Per questo è necessario che i benefici fiscali – per ora limitati al 2024 – siano non solo confermati ma anche ampliati nel 2025. Inoltre auspichiamo la detassazione degli aumenti retributivi: un intervento che darebbe una mano alla contrattazione e permetterebbe alle famiglie di recuperare più velocemente e più ampiamente il potere d’acquisto perso”.

Effetto cuneo (fiscale)

Secondo le simulazioni Confesercenti-Cer, con una conferma degli interventi su cuneo e aliquote anche nel 2025, la spesa delle famiglie aumenterebbe dello 0,7%: ciò permetterebbe di ritornare finalmente al livello dei consumi che si registravano prima della grande crisi del 2007-2008. Senza taglio del cuneo, invece, tutto ciò rischia di essere vanificato: in questo caso l’incremento dei consumi non supererebbe lo 0,2%.

Provvedimenti di rilancio dei consumi – aggiunge Banchieri – sono assolutamente indispensabili anche per sostenere le piccole imprese del commercio, alle prese con una crisi sempre più preoccupante: anche nel 2023 in Piemonte è stato negativo il saldo fra aperture e chiusure per gli esercizi di vicinato".

Calo delle aperture dei negozi in 10 anni

Nell’arco di dieci anni - dicono da Confesercenti - nella nostra regione il numero di aperture dei negozi si è ridotto del 70%: furono 4.581 nel 2013, si riducono a meno di 1.380 quest’anno. "Secondo le nostre proiezioni, in assenza di interventi, nel 2030 le aperture in Piemonte potrebbero essere poco meno di 1.000 - conclude il presidente -. Il che rappresenta un problema non soltanto per le categorie coinvolte, ma riguarda tutti: senza commercio di vicinato saranno più poveri anche vie e quartieri dal punto di vista della vivibilità, della coesione sociale e della sicurezza sicurezza, senza contare il drammatico restringimento della possibilità di scelta e del livello dei servizi offerti ai consumatori”.

La polemica politica

E sul tema del calo dei negozi, non manca la polemica politica. "Il forte calo del numero di negozi storici e di vicinato è sicuramente un dato preoccupante che conferma, ancora una volta, la completa disattenzione da parte dei precedenti esecutivi sul tema", dice Paola Ambrogio, senatrice di Fratelli d’Italia. “A Torino – continua Grazia Poggio Sartori, consigliera di Fdi in Circoscrizione 1 – il Comune assiste inerte a chiusure e omologazione commerciale: i ripetuti appelli sulla sicurezza sono rimasti inascoltati, così come è stata ignorata l’emergenza caro-affitti, che ha permesso ai grandi marchi di avanzare indisturbati".

M.Sci

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