Il 2024 continua a sommergere il Piemonte con un'onda altissima di ammortizzatori sociali. La conferma arriva dall'ultima rilevazione effettuta dal Servizio Lavoro Coesione e Territorio della Uil nazionale, che tra gennaio e luglio 2024 ha registrato oltre 26milioni e 472mila ore di cassa integrazione richieste, in crescita del 47,8% rispetto allo stesso periodo del 2023.
A queste, si sommano le 454.128 ore dei fondi di solidarietà gestiti dall’Inps (che coprono i lavoratori privi di strumenti di sostegno al reddito). Complessivamente, quindi, sono state utilizzate poco meno di 27 milioni di ore di ammortizzatori sociali (con una crescita del 40,7%). Un ritmo doppio rispetto a quello nazionale, dove la crescita è stata di poco superiore al 20%.
Torino resta la più cassintegrata d'Italia
A livello provinciale, sono state quelle del nord della regione a subire gli aumenti più sensibili: nei primi sette mesi dell'anno Biella è cresciuta del 142,7%, mentre Novara del 100,7%. Al terzo posto si trova Torino, che tra gennaio e luglio è cresciuto del 72,4%: cifre che si traducono in 16.993.693 ore, facendo di quella della Mole la provincia più cassaintegrata d’Italia, seguita da Milano e Napoli.
Chiudono la sfilata dei capoluogi di provincia Vercelli (+54%) e Asti (+30,5%), mentre Alessandria (+0,1%), Verbania (-8,5%) e Cuneo (-54,6%) vivono una situazione decisamente più tranquilla.
“I dati confermano le difficoltà in atto nella nostra regione, facendo aumentare le preoccupazioni, in particolare per l’esaurimento degli ammortizzatori sociali nel corso del 2025 - dice Gianni Cortese, segretario generale di Uil Piemonte -. Evidenziamo, inoltre, che la fine degli incentivi per l’acquisto di auto ha portato ad agosto a un tracollo di vendite, più marcato per il gruppo Stellantis. In aggiunta, la componentistica continua a mostrare gravi difficoltà, che mettono a rischio la sopravvivenza stessa di quasi metà delle imprese della filiera".
Scovare le figure più ricercate
"Ѐ necessario - aggiunge - riprendere urgentemente il confronto con il Governo nazionale, per mettere a punto interventi immediati e programmatici necessari. In particolare, riteniamo che bisognerebbe incrementare gli investimenti nelle politiche attive del lavoro, anche per contrastare le difficoltà di far incontrare domanda e offerta. In proposito, sottolineiamo che da 15 anni la UIL chiede a tutti i Governi della nostra Regione di promuovere un serio censimento, con l’ausilio delle associazioni datoriali, volto a individuare e formare le figure professionali realmente carenti nel mercato del lavoro”.