Economia e lavoro - 09 ottobre 2024, 17:23

Lear, l'allarme non cessa di suonare. Ma si apre lo spiraglio per un nuovo anno di cassa integrazione

Presidio sotto la Regione di un centinaio di operai che ormai da mesi convivono con la crisi dell'indotto auto. La soluzione potrebbe essere lo strumento per la zona di crisi complessa

Lear, l'allarme non cessa di suonare. Presidio sotto la Regione

Cassa integrazione per zona di crisi complessa:  potrebbe essere questo il "ponte" in grado di permettere alla Lear, ma soprattutto ai suoi lavoratori, di superare il 2025. È quanto emerge dall'ultimo incontro legato alla vertenza dell'azienda di Grugliasco.

Un tempo utile per capire se davvero un nuovo investitore si farà avanti per reindustrializzare il sito, oppure se arriveranno nuove produzioni Stellantis (la 500 ibrida dovrebbe arrivare a inizio 2026).

Un pomeriggio di attesa

Circa un centinaio di persone, tanti con le tute da lavoro, altri in borghese. Tante donne, a ricordare che spesso la crisi industriale non è una questione tutta al maschile. Volti scuri, chiacchiere sul più e il meno per far passare i minuti. Ma l'attenzione è chiaramente rivolta ad altro. Questo pomeriggio, ma anche nelle settimane e nei mesi scorsi. Erano 430, ma sono ancora circa 390 le persone rimaste in bilico.

Una crisi che riemerge

Come i fiumi di lava, torna a emergere e fare luce il caso Lear: l'azienda dell'automotive torinese che, strozzata dalla crisi della committente Stellantis, non ha più volumi produttivi per i suoi sedili (soprattutto Maserati). E da mesi, quindi, si convive con la cassa integrazione: si lavora poche ore a settimana, ma alla fine del 2024 termineranno anche gli ammortizzatori sociali. E l'allarme resta forte. Mancano meno di 60 giorni.

La mossa dell'azienda

Alle 15.30 era previsto l'incontro istituzionale al Grattacielo della Regione e nello stesso momento i lavoratori si sono riuniti in presidio. Per poi dare vita a un'assemblea. Solo intorno alle 17 i rappresentanti scendono dagli uffici del Grattacielo.

"È importante che l'azienda però faccia richiesta per questa cassa integrazione, visto che sono strumenti che costano - dicono i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm - ma anche il ministero deve fare da leva verso la proprietà. Anche perché non vogliamo rinunciare all'ipotesi di una reindustrializzazione. Ma serve tempo e serve impegno".

E sull'ipotesi di un nuovo investitore, "Vogliamo capire cosa c'è oltre la cassa integrazione. C'è una prospettiva di lavoro? Se le auto non si costruiscono più, a Torino, bisogna avere chiarezza".

La prossima occasione per reclamare attenzione sarà la manifestazione del 18 ottobre, a Roma, per chiedere un futuro per l'intero comparto automotive. Il 30 del mese, poi, in agenda un incontro - sempre in sede ministeriale - alla presenza anche della stessa azienda.

Ci siamo riuniti oggi con i sindacati per analizzare approfonditamente la situazione legata alla crisi di Lear a seguito del tavolo ministeriale e in previsione del prossimo incontro del 30 ottobre. Il nostro obiettivo - condiviso - è quello di valutare tutte le opzioni e individuare i possibili interventi per trovare una soluzione che tuteli i lavoratori e il futuro dello stabilimento. C’è un’assoluta unità di intenti sulla necessità di sostenere i potenziali investitori interessati a rilevare l’azienda, con l’obiettivo di garantire la continuità manifatturiera e preservare un settore strategico per il nostro territorio, ma siamo pronti a mettere in campo ogni misura a tutela dei lavoratori Lear e delle loro famiglie”, dice Elena Chiorino, vicepresidente e assessore al Lavoro della Regione Piemonte.