Sanità - 17 maggio 2023, 11:20

Cura, assistenza e corse contro il tempo: oss e infermieri piemontesi chiedono nuove regole per il mondo delle rsa

L'allarme dal convegno Cisl e FP Cisl: "Lavoriamo come automi, ma la relazione con gli ospiti richiede meno frenesia". Melis: "La Regione ci ascolti: la legge è è vecchia di 10 anni"

foto d'archivio e convegno 17 maggio

Oss e infermieri piemontesi chiedono nuove regole per il mondo delle rsa

Una questione di tempo, quindi (anche) di scelte su cosa fare prima. E su cosa non fare. "Mi capita di pensare di non aver potuto fare tutto perché mi è mancato il tempo. Magari anche solo nel rapporto e nel contatto con gli ospiti, che in struttura ci vivono".

"A volte si diventa automi nel fare il nostro lavoro, in maniera schematica e frenetica, nel rincorrere un minutaggio frutto anche dei tagli e dei risparmi".

Le voci dalle rsa

Sono solo alcune delle voci che raccontano come si vive e si lavora in rsa, le strutture socio assistenziali che accolgono anziani e pazienti fragili. Lo hanno fatto in occasione del convegno organizzato da Cisl Piemonte e Cisl FP al Sermig, per parlare di tempi e relazioni, all'interno dei luoghi in cui si ospitano persone malate e avanti con gli anni. 

Un giorno vale 120 minuti per le Oss e mezz'ora per l'infermiere 

In una società che invecchia sempre di più (e in maniera irreversibile), sono ragionamenti che non possono essere rimandati. 

Attualmente le regole fissate dalla Regione - il cosiddetto minutaggio - dicono che oggi ogni Oss, operatore socio sanitario, deve dedicare 120 minuti al giorno a ciascun ospite inserito nella fascia della cosiddetta "alta intensità". Due ore. Mentre per l'assistenza sanitaria (l'insieme di infermiere, psicologo e fisioterapista), in un giorno, i minuti sono 30. Mezz'ora.

"Rivedere l'organizzazione del lavoro e le condizioni"

Tradotto nella pratica, ogni azione (sveglia e vestizione, imboccato per colazione, trasporto in carrozzina nella sala comune, ma anche pranzo, riposo, merenda, cena e preparazione per la notte) oscilla dagli 8 ai 20 minuti. Per ciascuna persona. Mentre prelievi del sangue, medicazioni, terapie e così via vanno da 2 a 7 minuti. Numeri illustrati da Isabella Turra, di Fp Cisl.

"Bisogna richiamare l'attenzione della Giunta regionale piemontese e degli altri attori sociali sulle condizioni di lavoro degli operatori e sull'attuale modello organizzativo", ammonisce Sergio Melis, segretario generale si FP Cisl Piemonte. 

"Le normative sono ormai di oltre dieci anni fa. I tempi sono cambiati e bisogna rivedere il minutaggio, per garantire anche il tempo di relazione. E poi ovviamente ai deve capire anche come finanziare questo ampliamento di cure: si rischia di destinare troppe risorse in intensità dove ne servono meno e viceversa".

"Il tema è una priorità e non si scappa - aggiunge Luca Caretti, segretario generale aggiunto di Cisl Piemonte - Ci sono leve regionali, ma anche a livello nazionale e prorpio in questi giorni è stata approvata la legge sulla non autosufficienza. Bisogna vedere quali risorse ci saranno, oltre a quelle legate al Pnrr, che deve centralizzare schemi e meccanismi che siano uguali per tutte le Regioni".

Senza dimenticare che spesso è anche una questione di numeri, di carenza di personale, di coperta corta: si stima che manchino almeno mille oss nelle rsa del Piemonte e 5000 infermieri.

"Noi siamo per il rispetto delle leggi e dei contratti firmati dalle sigle sindacali più rappresentative - racconta Tiziana Tripodi, segreteria regionale di FP Cisl - Ma ci sono strutture che sono accreditate, ma che non rispettano le regole del mercato, applicando altri contratti di lavoro, con meno tutele per gli operatori".

"Rispettare le regole tutela anche le parti datoriali, che possono lavorare su un mercato senza effetti di dumping contrattuale. Ma non siamo operatori di serie B, quindi nei meccanismi di rinnovo dei contratti meritiamo la stesa retribuzione dei colleghi del pubblico impiego", ha poi aggiunto.

Cirio: "La pandemia ha risvegliato le coscienze. Basta errori"

"Viviamo un momento particolare nel nostro Paese,  risvegliando anche a seguito della pandemia qualche coscienza in tutto il panorama politico - commenta il governatore del Piemonte, Alberto Cirio - Ci sono tagli ed errori da non ripetere. Bisogna rifondare il sistema di assistenza nella nostra Regione, ma va fatto in tutta Italia e noi dobbiamo cambiare la Dgr che ci viene segnalata: va e deve essere cambiata. Prima della pandemia non avevamo nemmeno un elenco delle rsa in Piemonte, ora abbiamo un quadro di insieme e ora bisogna lavorare insieme per tutelare ospiti e operatori. Sia in termini di servizio garantito che in termini di diritti per i lavoratori".

"Il primo impegno è di continuare a metterci la faccia, occupandomi personalmente di un tema tra i più delicati che abbiamo sul tavolo - aggiunge il governatore - Sulle risorse, quelle del Fondo sociale europeo ci sono sempre state, ma sono state usate per altro. La misura della Scelta sociale, 600 euro al mese, possono durare due anni, mentre il fondo sociale europeo ci sarà sempre. Si possono fare cose nuove, basta trovare il modo per applicarle". E sulle regole: "si rimane accreditati con la Regione solo se si rispettano le regole sui contratti e sui diritti".

"Ci impegniamo a non ridurre le risorse per le convenzioni sulla non autosufficienza. Da 265 siamo saliti a 284 milioni, ma nel frattempo è aumentata la platea", conclude Cirio.

Massimiliano Sciullo

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