La cultura dello scarto è tipica delle società industriali e post industriali che cercano il valore (economico) nelle economie di scala delle grandi produzioni e nella velocità con cui il prodotto arriva sul mercato. La cultura della sostenibilità invita a guardare, tuttavia, al mondo della produzione con occhi diversi: nel rispetto degli uomini e del loro lavoro, nel rispetto delle comunità locali, nel rispetto dell’ambiente.
Le esperienze del riuso e della trasformazione dei residui di produzione per evitare che un prodotto diventi scarto e quindi rifiuto (anche da un punto di vista normativo) si stanno moltiplicando ovunque, dal mondo della moda a quello del design, coinvolgendo i cicli produttivi più disparati: la lavorazione del legno, dei tessuti, la trasformazione dei prodotti residuali della terra e dell’allevamento nei settori più diversi, dall’alimentare al packaging all’edilizia.
A queste esperienze ora si aggiunge quella ideata da due associazioni datoriali, Aipec e CNA Torino, in collaborazione con due Onlus, Sermig e Mezzopieno.
Si tratta del progetto nazionale denominato “inPERFETTO”, in fase di start up, che coinvolgerà a livello pilota settecento imprese artigiane e Pmi dei comuni di Rivoli, Collegno e Grugliasco appartenenti a nove comparti produttivi: dall’alimentare alle costruzioni, dalla moda alla lavorazione del legno, fino alla meccanica.
L’obiettivo è partire dal territorio, dalle piccole realtà produttive che sono la vera ossatura del comparto manifatturiero italiano, con tutte le loro specificità e imperfezioni, trasformando i loro residui di produzione in sottoprodotti destinati ad altre produzioni da sviluppare sullo stesso territorio, anche con il coinvolgimento di cooperative sociali.
Dal territorio per il territorio: lo scarto deve diventare nuova risorsa laddove nasce. È questo il messaggio e l’obiettivo di inPERFETTO. Un progetto che si differenza nettamente da altre esperienze in corso. La varietà e non serialità di molti degli scarti di lavorazione delle imprese artigiane e delle PMI diventa da elemento di fragilità a punto di forza di un progetto che mira all’obiettivo dello scarto zero. Perché tutto può (e deve) essere riutilizzato per cercare di azzerare lo spreco e per massimizzare il profitto economico delle piccole imprese.
Mercato, ambiente, comunità devono trovare il loro punto di equilibrio. E al centro del profitto deve esserci sempre l’uomo, la persona.