Nonostante tutto. È questa la sintesi della performance dell'economia piemontese nel corso del 2023. Un anno scandito da molte incertezze e difficoltà a livello internazionale, ma che ha visto la produzione manifatturiera segnare un +1,8% nell'ultimo trimestre, registrando un +1,5% complessivo nel corso dell'anno.
Dai mercati, però, arrivano anche segnali chiari di debolezza, soprattutto dal punto di vista degli ordinativi. Lo dice l'ultimo report dell'ufficio studi di Unioncamere Piemonte.
"Negli ultimi mesi del 2023 il nostro manifatturiero ha comunque resistito alle difficoltà geopolitiche internazionali ormai note a tutti - dice il presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia - Nonostante tutto mettiamo a segni buoni risultati, ma le tensioni e gli ostacoli sono dietro l'angolo".
L'export ha frenato alla fine dell'anno
A cominciare dagli ordini dell'export, che con un -3,7% zavorrano il dato complessivo a -0,5%, dove solo il mercato interno tiene botta con un +1,1%. Ancora positivo il fatturato totale, che cresce del 2,8%. Preoccupa piuttosto l'utilizzo degli impianti, sceso dal 68,4 al 64,7%.
A livello di settori, industrie meccaniche e metalli viaggiano a ritmo superiore rispetto alla media regionale, ma anche alimentari, plastica, mezzi di trasporto ed elettronica sono sopra lo zero.
Magazzini che si riempiono
Ma ci sono magazzini che cominciano a riempirsi, visto che gli ordini non vanno di pari passo con la produzione. Soprattutto per i mezzi di trasporto (circa il 25% parla di esubero. Per le auto si sale addirittura al 90%). E se la componentistica tiene, sono appunto automotive e aerospazio a segnalare cali di ordinativi piuttosto marcati, soprattutto dall'estero. Giacenze in aumento anche per meccanica ed elettronica.
Tra le province, Novara è la prima della classe nell'ultimo trimestre (+3,8%), ma anche Cuneo (+3,1) e Torino (+2,3%). Soffrono Biella (-1,8) e Alessandria (-1%).
Meno aziende investono, ma si spende di più (nel green)
Diminuisce infine la fetta di imprese che non intendono fare investimenti. Dal 34,7 sia passa al 30,5%. E c'è una buona componente (12,5%) di aziende che non hanno investito in passato a causa del caro energia. Ma chi ha fatto investimenti, lo ha fatto mettendo una parte di budget ancora più robusta: dal 7,6 all'8,7% del fatturato.
Chi ha speso, però, lo ha fatto in macchinari (dal 71 all'81%), ma anche dimostrando una forte coscienza ambientale: gli impianti in energie rinnovabili salgono dal 5,4 al 16,9%. E nel 2024 si stima che questa quota salirà addirittura al 21,1%.